Vendemmia 2021

Con la svinatura del Nebbiolo 2021 si è finalmente conclusa in questi giorni la vendemmia 2021.
Le cose da dire su questa campagna sono davvero molteplici.
Direi quindi di iniziare subito ed in ordine cronologico.


L’inizio del 2021 è stato caratterizzato da un inverno più freddo rispetto a quello degli anni passati (in particolare rispetto al 2020). Questo ha fatto si che il ciclo vegetativo delle piante iniziasse più a rilento e con più calma. Associato a questo evento, c’è da analizzare un altro importante fattore che sta purtroppo capitando sempre più spesso in questi anni, ovvero le gelate primaverili. In prossimità della Pasqua Cristiana, abbiamo avuto un paio di giorni di freddo molto intenso che ha portato le temperature notturne della zona di Viverone/Roppolo al di sotto dello zero termico. Ovviamente un piccolo danno è stato riscontrato ma non è stato così impattante proprio perché il ciclo vegetativo era in ritardo (questo insieme di eventi è stato percepibile soprattutto nella nostra vigna di Erbaluce, ovvero La Norezza, che è anche la nostra vigna più fredda, mentre nel Nebbiolo, che è coltivato a La Cucca, ovvero una collina più calda, ha riscontrato danni circa uguali a zero).

In primavera, a La Cucca.

Passati quindi questi giorni, siamo arrivati nel periodo a cavallo tra primavera ed estate, dove la vegetazione delle nostre viti ha iniziato a essere più vigorosa. Rispetto al 2020 abbiamo avuto (per fortuna!) un aprile/maggio molto meno piovoso, che ha aiutato a ridurre il numero di trattamenti ma soprattutto a contenere le prime infezioni primarie di peronospora che, per noi biologici, possono creare davvero gravi danni se non curate in modo tempestiva.
Quando però sembrava andare tutto per il verso giusto, ecco che a fine giugno (per la precisione il 24) abbiamo avuto una violenta grandinata. A mente fredda, ovvero riflettendo ora, a fine vendemmia, possiamo dire con certezza che ha sicuramente provocato molti danni, ma non come la stagione 2019 dove, i periti, hanno rilevato una perdita di produzione di circa il 97% (ho fatto un focus specifico sulle reti anti grandine, quindi se siete interessati, lo trovate nello storico)

I danni da grandine.

Dopo la grandine, che per fortuna si è abbattuta su di noi solo una volta, abbiamo cercato in tutti i modi di aiutare la pianta a cicatrizzare le ferite e quindi a riprendersi. Per fare questo, abbiamo utilizzato moltissimi kg di zeolite che, oltre ad essere un cicatrizzante, corroborante ed un aiuto anche ad “adesivare” meglio il principio attivo che viene utilizzato (nel nostro caso rame ed alghe), ci ha permesso di far seccare gli acini danneggiati, evitando così marciumi acidi.
Andando avanti nel tempo, in particolare nel mese di Luglio, possiamo ora dire con certezza che sia stato uno dei mesi più freddi degli ultimi 40/50 anni.

Secondo i dati della Regione Piemonte, solo in questo mese abbiamo avuto precipitazioni per circa 200mm ed una temperatura di circa 19,5 gradi, che lo ha collocato a cavallo tra gli anni ‘60/70, come uno dei mesi più freddi della recente storia enoica. La vera particolarità è che questo clima ha caratterizzato solo l’Alto Piemonte. Infatti, anche se sembra strano poiché i km che separano noi dalle Langhe sono davvero pochi, per la parte meridionale della Regione l’estate 2021 è stata contraddistinta da discreti problemi di siccità.
Ritornando però a parlare della nostra zona, confrontandoci con altri colleghi, eravamo tutti convinti che la stagione in corsa fosse una 2014 bis. A smentire subito i nostri pensieri è arrivato Agosto, che ha portato una grandissima ondata di caldo, arrivando a toccare picchi di 35 gradi.
Pensandoci ora, è sicuramente stata una fortuna. Senza questa ondata di caldo, avremmo raccolto uva con una gradazione alcolica molto bassa. Parlando invece di Settembre, possiamo dire che è stato una via di mezzo tra Agosto e Luglio, senza però avere, se non in un paio di giorni, alcun segno di pioggia, fattore che ha aiutato molto la corretta maturazione dei grappoli.


Fatta questa importante premessa, direi che possiamo ora iniziare a parlare della vendemmia vera e propria.


Senza dubbio la 2021 è stata la vendemmia più tardiva degli ultimi anni e non esagero se dico “la più tardiva” della storia della nostra famiglia. La difficoltà è stata proprio la ricerca dell’equilibrio tra grado zuccherino/alcolico ed acidità.


Parlando dell’Erbaluce, abbiamo iniziato a controllare i grappoli verso fine Settembre ma il potenziale alcolico era ancora troppo basso (circa 11,5 gradi). Un’altra verifica è stata fatta il 5 di Ottobre ma il valore precedente era aumentato solo di un timido 0,5. La preoccupazione non era tanto quella di raccogliere l’uva tardi, ma la presenza di acquazzoni previsti nei giorni successivi. Convivendo quindi con un poco di preoccupazione, ecco che decidiamo di iniziare la raccolta appena sarebbero finite le perturbazioni.
Il 9 di Ottobre incomincia ufficialmente la nostra vendemmia 2021, terminata (parlando dell’Erbaluce) l’11 di Ottobre.

L’uva portata in cantina era davvero interessantissima. Molto bella, nonostante il rischio, ma soprattutto era un mix tra grappoli praticamente perfetti (la maggior parte) e grappoli che abbiamo dovuto “pulire” da una leggera botritizzazione. Il risultato è (o meglio si spera che sia) quello di avere un vino con grande eleganza ed un naso molto fine. Totale grado alcolico: 12,5%, con un’acidità presente ma molto equilibrata e ben integrata.

Parliamo ora del Nebbiolo.
Dopo la raccolta dell’Erbaluce, quando il più sembrava passato, ecco che arriva a La Cucca un’ondata inaspettata di calabroni. L’uva non aveva ancora la maturazione che volevamo, quindi abbiamo deciso di optare per piazzare delle trappole di acqua e zucchero.
Ad essere sinceri, hanno abbastanza funzionato. Ovviamente non ci aspettavamo miracoli però, questo piccolo espediente, ci ha aiutato ad allungare il più possibile il giorno della raccolta, che abbiamo individuato essere il 15 di Ottobre. Per fortuna l’uva era molta e la conclusione della vendemmia del Nebbiolo La Cucca si è conclusa il 18 dello stesso mese.
Parlando di qualità, abbiamo notato la vera differenza tra uva sotto le reti anti grandine (più sana, più intonsa, meno attaccata dalle api, con una buccia più resistente e più spessa) rispetto all’altra parte del vigneto che non avevamo coperto con le reti (che, forse era un caso, è stata presa di mira in maniera decisamente maggiore rispetto all’altra zona dai calabroni ed inoltre aveva una buccia molto più sottile).
Detto ciò, la lotta contro l’oidio 2021 che tanto tempo e risorse (più che altro mentali) ci ha tolto, ha funzionato e rispetto al 2020 ci riteniamo davvero soddisfatti del risultato.

Questo si è tradotto in un’uva dalla qualità nettamente migliore, sia come grappolo in sè che come diminuzione del rischio di avere insetti come drosofila (e simili) che possono creare marciume acido e problemi affini (ed ovviamente minor tempo da dedicare alla pulizia di ogni singolo grappolo).

Un grappolo di Nebbiolo La Cucca raccolto in un filare senza reti anti grandine.

Per concludere, ci riteniamo molto soddisfatti della stagione 2021. Un sincero pensiero lo rivolgiamo a tutti i nostri colleghi ed amici dell’Alto Piemonte che senza o con reti hanno avuto gravi danni.
Come quantitativi siamo quasi in linea con la stagione 2018, grazie al lavoro svolto dalle reti, anche se siamo già abbastanza sicuri che il prodotto finale sarà nettamente diverso rispetto a quell’annata (in primis per il grado alcoolico, 12,5% per l’Erbaluce e 13,5% per il Nebbiolo).
Abbiamo avuto anche lo spazio di sperimentare qualcosa di nuovo, in particolare con il vitigno Freisa, che abbiamo vendemmiato per ultimo, ovvero il 20 di Ottobre, e che in questi mesi in vasca stiamo apprezzando, sperando di poterlo condividere con voi presto.

Un piccolo esperimento con il vitigno Freisa.

Vi auguriamo una buona giornata, sperando di vedervi presto in Azienda.

Grandine, reti anti grandine e campagna 2021 (fino ad oggi)

Oggi vorrei parlare dell’attuale stagione, la 2021 (fino ad ora).

Questa campagna è iniziata con un inverno/inizio primavera piuttosto freddo, che ha ricordato per molti aspetti le vecchissime campagne agricole dell’Alto Piemonte degli anni 70/80.

Per fortuna abbiamo avuto pochissimi danni dalla gelata che ha colpito, verso fine marzo/primi di aprile, molte zone del Nord Italia.

In particolare la nostra vigna La Cucca, dopo aver “incassato” praticamente 0 danni nel 2017, si riconferma un posto davvero molto vocato alla coltivazione della vite, non constatando danni nemmeno quest’anno.

Col proseguire dei mesi, le temperature sono comunque rimaste basse, facendo slittare di molte settimane i primi trattamenti sul vigneto.

Dopo una buona fioritura ed allegagione, grazie ad un meteo che ha retto bene e non ha dato grossi problemi con umidità/piogge, è arrivata la nota dolente.

Purtroppo abbiamo dovuto testare le reti anti grandine che avevamo montato nel 2020.

Il 24 Giungo una fortissima grandinata si è abbattuta sui nostri vigneti, rovinando parte dei grappoli e dell’apparato fogliare delle nostre piante.

La settimana dal 25 al 30 è stata molto complicata per l’Alto Piemonte.

Prima siamo stati colpiti noi, come Viverone, poi nei giorni successivi anche tutta La Serra Morenica di Ivrea, poi Lessona/Gattinara ecc.

I nostri sono stati danni localizzati nelle file scoperte dalle reti, riportando in alcuni punti un danno intorno al 30%. Purtroppo il clima è davvero cambiato e tra 2019 e quest’anno, siamo arrivati alla conclusione che oramai senza questo importantissimo alleato, è impossibile continuare un percorso di sostenibilità aziendale e costanza di produzione.

Per fortuna tutti i nostri vigneti sono a guyot e questo ci aiuta molto nel contenere i costi (e anche la logistica/posizionamento) di queste protezioni.

Prima di definire bene che tipo di vendemmia ci aspetta (inteso sia come qualità che come quantità), meglio aspettare qualche settimana, visto che ci sono ancora molte allerte meteo.

Sicuramente la stagione fredda (14 gradi di minima a metà Luglio, una media mensile di appena 19,5 gradi) siamo convinti potrà dare interessanti sfumature sull’uva (e quindi sul grappolo finale), soprattutto in opposizione alle ultime stagioni, come la 2018 per citarne una recente, caratterizzate da grande caldo e siccità.

Basti pensare alla campagna 2014, che è stata sì molto dura per la gestione delle malattie, ma che ha donato grandissima eleganza ai vini di una “regione” (Alto Piemonte) che già di per sè è molto improntata sulla finezza.

Ritornando a parlare della gestione della grandine, abbiamo trovato (fino ad ora) grande aiuto dalla zeolite, che ha cicatrizzato i chicchi spaccati.

La zeolite appartiene alla famiglia dei minerali, è di colore chiaro e noi la usiamo sotto forma di “polvere” finissima, che addizioniamo ai vari trattamenti di rame e zolfo che siamo soliti fare.

La particolarità è che, oltre a far seccare i grappoli “feriti” dalla grandine, permette (almeno a livello teorico) di far aderire meglio il principio attivo che stiamo utilizzando (per es il rame), rendendolo meno “dilavabile” dalle varie piogge estive, aiutando inoltre a “fagocitare” l’acqua presente sulle foglie/grappoli, riducendo così il rischio di abbondanza di umidità, grande nemico per la gestione di oidio e peronospora.

In effetti quest’anno, pur usando molto meno rame rispetto al precedente, abbiamo tutt’ora un bellissimo apparato fogliare, verde intenso. Per avere la certezza, meglio testarne la veridicità effettiva per i prossimi 2/3 anni, ma le premesse sono molto buone.

Speriamo quindi che il meteo si calmi, permettendoci di arrivare con serenità alla vendemmia!

Incrociamo le dita e a presto con belle novità!

Grazie,

Azienda Pastoris.

Nuovo vigneto – Podere Il Galli

In questi anni abbiamo avuto un importante cambiamento di idee. Siamo passati da essere un’azienda concentrata quasi esclusivamente sull’Erbaluce, fermo e passito, ad essere apprezzati anche per il nostro Nebbiolo e Spumante.

La nostra è una piccola realtà e i quantitativi d’uva, fino a qualche anno fa, non permettevano un grosso margine di manovra.

Avevamo già da tempo il desiderio di provare la spumantizzazione e quando i tempi sono diventati maturi, abbiamo intrapreso anche questa strada.

Però, con il precedente percorso enoico, ci eravamo concentrati quasi esclusivamente sulla vinificazione dell’Erbaluce, vitigno autoctono a bacca bianca che ha da sempre popolato queste zone.

Avevamo quindi la necessità di cercare un percorso diverso, visto che volevamo fare uno step successivo anche sul Nebbiolo, vino molto sottovalutato in queste zone.

Abbiamo quindi concentrato molti sforzi e nel 2015 abbiamo preso una nuova vigna, Podere La Cucca, che è da almeno 200 anni sempre coltivata a Nebbiolo.

Da questa vigna abbiamo appreso molte cose.

Una tra tutte, l’importanza di avere viti e legno vecchio (l’età delle piante variano dai 50 ai 70 anni).

Recentemente è però sorta in noi una domanda: “La Cucca è un posto particolarmente vocato per il Nebbiolo oppure c’è spazio di manovra, con questo vitigno, anche in altre zone della collina di Viverone/Roppolo?”

Ora, nel 2021, ci sentiamo pronti ad accettare questa sfida, anche per provare e sperimentare nuove tecniche di vinificazione e di coltivazione.

Il nuovo appezzamento, di circa 1 ettaro, sarà quindi diviso in 2 parti, una metà coltivata a Nebbiolo e l’altra ad Erbaluce.

Anche per quest’ultimo abbiamo diverse nuove idee. L’intenzione principale è quella di creare un Erbaluce propenso al lungo invecchiamento.

Il motivo è molto semplice, sfatare il tabù: dell’Erbaluce come un vino “di annata”.

Già ora stiamo lavorando in quell’ottica, ma l’intenzione è quella di provare (ed osare) con nuove tecniche.

Abbiamo già iniziato a piantare le prime viti.

Il prossimo anno finiremo di sistemare la parte adibita all’Erbaluce per poi iniziare a piantare il Nebbiolo.

La scelta è sempre quella del guyot, per entrambe le vigne.

Non resta che aspettare e vedere quali saranno i risultati che otterremo.

Nel frattempo ci stiamo organizzando per ampliare la nostra cantina, approfondire nuovi concetti di affinamento per essere subito pronti a lavorare appena sarà tutto operativo.

Speriamo in bene.

Azienda Pastoris

Erbaluce Pastoris 2019 – Nuova annata 🥂

Siamo molto contenti di presentarvi la nuova annata di Erbaluce.

Direttamente dalla nostra storica vigna, La Norezza, dopo un’annata a dir poco difficile, nasce questo vino.

Impossibile dimenticare la fortissima grandinata che ha decimato la nostra produzione, tanto da farci decidere di adottare le reti anti grandine per gli anni successivi.

Nonostante ciò, siamo comunque molto soddisfatti delle poche bottiglie prodotte.

È sicuramente l’ennesima dimostrazione che il terreno di Viverone è un grandissimo “terroir”, in grado, anche in annate difficili, di sostenere la vite nei momenti di “stress” ed ad aiutarla ad estrarre il meglio che questo sottosuolo ha da offrire.

Infatti abbiamo voluto osare un poco di più sulla vinificazione, cercando di più la permanenza delle bucce di Erbaluce, con l’intenzione di ottenere un vino versatile, sia da bere da solo che accompagnato a cibi, cercando appunto un finale il più “lungo” (e piacevole) possibile.

È stata quindi un’annata importante, proprio perché ci ha permesso di acquisire un ulteriore step esperienzale, per poter continuare a portar avanti il nostro concetto di valorizzazione di Viverone. Per questo motivo siamo molto soddisfatti.

Profumi già ben definiti (acacia, fiori bianchi fra tutti), un colore sul giallo paglierino con leggere sfumature verdoline ed una bocca minerale. Sono queste le caratteristiche dell’annata 2019 che, rispetto all’eredità della precedente, secondo noi è già ora più pronta.

Importante anche la sosta in bottiglia (di 6 mesi) prima della vendita. Punto fondamentale che, dopo diversi anni di osservazioni e sperimentazioni, abbiamo notato donare grande eleganza al vino.

Purtroppo, come accennato all’inizio, pochissime bottiglie prodotte ed oramai quasi tutte esaurite.

Volendo spendere due parole anche sulle vasche nuove, siamo davvero contenti dell’evoluzione del nostro Erbaluce 2020, che proprio visto lo scarso quantitativo dell’annata 2019, verrà imbottigliato tra non molto (le annate 2018-2019-2020 sono state molto importanti per noi).

Desiderando che presto tutto ritorni alla normalità, vi auguriamo delle buone vacanze pasquali, sperando di rivedervi presto.

Grazie.

Azienda Pastoris

Nebbiolo LaCucca 2020

NEBBIOLO LA CUCCA 2020 🍇

Per la prima volta, da quando abbiamo in gestione questa vigna, cioè dal 2015, abbiamo deciso di posticipare il tempo della raccolta il più possibile, visto che l’acidità, parametro fondamentale per bilanciare alcool e tannini, non crollava e l’uva reagiva bene all’avanzare dell’autunno.

Il 13 di ottobre abbiamo quindi iniziato la raccolta.

Nei due giorni precedenti, il 12 e l’11, si sono verificate gelate mattutine, le prime della stagione autunnale, che hanno dato una sorta di “criomacerazione” naturale ai grappoli, conferendo una maggiore estrazione di profumi e gusti nell’acino stesso (si percepiva, anche solo assaggiando, una maggiore concentrazioni di gusto e aromi).

Parlando della vendemmia vera e proprio, possiamo dire che è andata bene, non proprio abbondantissima ma molto buona in termini di qualità.

Finita la raccolta abbiamo quindi iniziato la macerazione.

Macerazione che è andata avanti per quasi 3 mesi, anche qui un esperimento.

Non era in programma di tenere così tanto le bucce a contatto con il mosto peró, assaggiando costantemente la vasca, abbiamo notato che non palesava difetti di alcun genere, anzi, sembrava migliorare sempre di più, sia sotto l’aspetto olfattivo che gustativo.

Alla fine, a cavallo tra il 2020 e il 2021, abbiamo deciso di torchiare il vino.

Tra l’altro, è stato molto didattico vedere le bucce in fondo alla vasca, che sembravano quasi spappolate, con un colore rosso rubino ancora molto intenso… incredibile.

Giusto per rimanere in tema “novità”, abbiamo deciso da quest’anno, di utilizzare non più botti in acciaio, bensì in vetro-cemento, per contenere il vino (oltre al classico uso della parte di legno, che come sempre nel nostro caso, ricopre circa la metà del volume del vino totale).

Questo era un sistema di invecchiamento/contenimento del vino usato soprattutto negli anni 60, che ora sta ritornando sempre più di moda. I biodinamici dicono essere decisamente meglio dell’acciaio, per via delle saldature che, in quest’ultime botti, creano delle correnti elettrostatiche che rovinano l’invecchiamento e l’evoluzione del vino stesso.

Noi ci limiteremo a provarle per un paio di anni e a trarre le nostre personali conclusioni, sperando ed essendo però molto fiduciosi di poter portare un ulteriore “upgrade” verso il miglioramento della bontà ed unicità del nostro Nebbiolo LA CUCCA.

Non resta che aspettare e vedere.

L’annata promette molto bene, difficile ora dire se la campagna 2020 sia stata la miglior annata fino ad ora raccolta, poichè inizia adesso la fase cruciale, quella dell’invecchiamento. Solo tra qualche mese potremo valutare concretamente il percorso evolutivo.

Grazie dell’attenzione e a presto con nuove news.

Azienda Pastoris.

Vendemmia 2020 🥂

“Un’annata piuttosto PARTICOLARE!”

Una definizione calzante, che ben rende l’idea anche per chi, come noi, lavora nel mondo del vino.

Ma partiamo con calma.

La scorsa campagna, la 2019, è stata disastrosa. Una grandinata fortissima, verso metà giugno, ci aveva distrutto praticamente tutto.

Invece che 10 000 bottiglie, ne abbiamo prodotte a mala pena 1500. Un disastro!

Il problema pensavamo si potesse riversare anche sulla stagione successiva (la 2020), con un legno più fragile, con meno fertilità delle gemme e meno produzione.

Per fortuna la natura è stata clemente, almeno inizialmente.

Nel 2020 abbiamo avuto una buona primavera, senza grossa piovosità e quindi poca acinellatura (cioè perdita dei chicchi di uva tra la fase di fioritura ed allegagione, a nostro modo di vedere, il vero punto debole della vite Erbaluce).

Ci aspettavamo quindi un’estate torrida, proprio per via di un Maggio molto caldo e secco, sullo stile del 2018, se non di più.

Però, proprio tra la conclusione di Maggio e i primi di Giugno, ha iniziato a piovere ogni 4/5 giorni.

Eravamo preoccupati, più che altro perché c’erano tutti i presupposti per una campagna 2014-bis, che sicuramente è stata buona, ma molto delicata per la battaglia contro peronospora ed oidio.

Abbiamo quindi iniziato i trattamenti di rame, praticamente unico alleato biologico contro la peronospora, per cercare di tamponare le prime infezioni, fondamentale per non perdere troppo apparato verde e quindi “forza ed energie” per il ciclo vegetativo delle piante.

Questa condizione di incertezza ci ha accompagnato per tutta l’estate, fino a fine luglio/inizi di agosto, quando il meteo si è stabilizzato, in positivo.

Un bel sospiro di sollievo, visto che, nel biologico, il quantitativo di prodotti da usare contro le malattie funginee è piuttosto basso.

L’8 settembre abbiamo iniziato la vendemmia dell’Erbaluce spumante. Faremo un approfondimento sullo spumante 2020, in quanto è e sarà un prodotto concettualmente diverso dalle bollicine che abbiamo fatto fino ad adesso.

Grado zuccherino 17, che in gradi alcolici vuol dire 11,3. Gradazione ottimale per la spumantizzazione, per riuscire ad ottenere un buon equilibrio tra acidità ed aromi, con un possibile valore alcolico finale sui 12,5%.

Al gusto si percepisce già una bella nota fresca molto ben arrotondata dal lavoro del nostro Erbaluce allevato a Guyot.

Sembra quindi essere un’ottima annata per il nostro “Volo Libero Spumante”, uva sanissima, davvero davvero bella e con profumi molto interessanti (anche se si capirà più in là, tra un paio di mesi, quando il vino si sarà stabilizzato dallo stress fermentativo, l’effettivo valore del prodotto). Insomma, incrociamo le dita.

Finito lo spumante di Erbaluce, iniziamo a parlare di una novità, ovvero il “Volo Libero Rosè”.

Finalmente, da quest’anno, anche se solo come esperimento, quindi pochissime bottiglie, abbiamo iniziato a produrre una piccola linea di bollicine rosè.

100% Freisa, forse in futuro con qualcosina di Nebbiolo, ma per ora solo Freisa, vitigno, secondo noi, molto sottovalutato. Vedremo.

Dopo poche settimane dalla varie pressature, quando ormai la fase tumultuosa della fermentazione era finita ed i primi profumi erbacei delle uve si stavano trasformando in aromi piu definiti (più da vino per intenderci), abbiamo notato che rispetto agli altri anni, i mostri/vini risultavano più profumati. Sicuramente ogni annata è diversa, ci sono quelle che esprimono più frutto, altre più struttura ecc… però, quello che ci sentiamo di dire è che un (possibile) contributo a ciò possa essere stato dato dalle reti anti grandine, unica “new entry”, oramai obbligatoria con questo meteo pazzo, di quest’anno.

Ci sono molti studi e ricerche scientifiche che ben esprimono i benefici di esse, principalmente nel proteggere i grappoli dagli aggressivi raggi solari, specialmente nel periodo estivo (una schermatura del 5/10%)

Abbiamo chiesto conferma all’enologo e anche lui aveva le stesse sensazioni.

L’uva, infatti, quest’anno, era bellissima, ben matura e mai minimamente bruciata.

Concludendo, sarebbe bello trovare la morale che, da un’annata disastrosa come il 2019, si possa fare uno step qualitativo in più credendo “semplicemente” in un “piccolo” investimento come quello delle reti anti grandine.

Sicuramente dovremo aspettare almeno 2 o 3 anni per trarre vere e significative conclusioni. Noi però siamo ottimisti. Questo speriamo ci possa aiutare ancora di più con il nostro concetto di raccogliere uva più bella e matura possibile.

Vedremo.

Ci vediamo presto con la seconda parte, quella della vinificazione.

Grazie dell’attenzione.

Azienda Pastoris.

Trattamenti Biologici

Facciamo un pó di chiarezza.

Coltivare in modo biologico, specialmente ora, nel 2020, non vuol dire rivolgersi a qualche divinità dell’antica Grecia per riuscire a portare a casa il raccolto.

In un mondo che sempre di più sta mutando (un esempio è il cambiamento climatico), un dibattito che dovrebbe essere fondamentale nell’agricoltura di questi anni è il rispetto per la natura e di tutto il suo ecosistema.

Per fortuna, “la moda” dell’uso di diserbanti sta passando e vedere “strisciate di secco” lungo campi coltivati è sempre più rado, visto che ció offre più danni (fondamentale “distruzione” del suolo) che vantaggi (non avere la fatica di dover tagliare l’erba ogni settimana).

Risulta più difficile invece, specialmente nel mondo del vino, convincere gli agricoltori che, anche con il biologico, si riescono a debellare le due più importanti malattie delle viti, ovvero oidio e peronospera, con grande efficacia anche non usando prodotti “chimici”, che debilitano fortemente la pedofauna, insetti e biodiversità in generale del campo.

Il problema si complica ulteriormente se si presentano annate come questa, cioè la 2020, oppure come la 2014.

Queste due sono esempi di campagne molto piovose, con presenza di rovesci ogni 15 giorni, dove il rischio di forte umidità e di propagazione di malattie funginee è altissima ed il rischio di cadere nella tentazione, più che altro mentale, di utilizzare prodotti chimici, è forte.

Con il biologico però, anche in queste annate così umide, si riescono a combattere in modo egregio queste malattie e noi, come molte altre aziende che percorrono questa strada, ne siamo la riprova.

Parlando del nostro caso specifico, grazie al solo utilizzo di rame e alghe, siamo riusciti ad avere, nella campagna 2020, fino ad oggi, fine luglio, quasi danno 0 dovuto a peronospera, sia nella nostra vigna di Erbaluce, che di Nebbiolo, che di Freisa.

Discorso a parte invece per l’oidio.

Quello che volgarmente viene chiamato “mal bianco” ha fatto pochissimi danni nelle due nostre vigne di Erbaluce e Freisa, colpendo invece in modo rilevante, ma non eccessivo, la nostra vigna di Nebbiolo.

Purtroppo, anche in annate storicamente meno umide, questo fantastico vitigno, è stato colpito da questa malattia, poiché ne è fortemente sensibile.

Come rimedio abbiamo utilizzato inizialmente zolfo, per poi passare nelle ultime settimane, ad un’olio essenziale di arancio che, consigliatoci da un nostro collega biologico anche lui, ci ha dato soddisfazione, bloccando il problema.

Utilizzare lo zolfo in polvere in questo periodo dell’anno, ovvero verso la fine di agosto, risulta essere rischioso, poiché ci sono grosse probabilità di ritrovarselo nel vino sotto forma di puzze. Se però il problema sussiste, come in annate di questo tipo, o si percorre la strada degli antifungini, oppure bisogna cercarne un’altra, più orientato al rispetto verso la pianta. Da qui la nostra idea di utilizzare un prodotto che non fosse troppo invadente e stressante nei confronti della vite stessa.

Perché allora, non tutti adottano questi apparentemente “semplici” sistemi di prevenzione?

La risposta più giusta è che non esiste un sistema oggettivo e giusto per lavorare in vigna. Ognuno ha il suo modus operandi e come tale può ritenere inutili l’utilizzo di tutti questi prodotti. A parer nostro, oltre ad un limite mentale di negazionismo verso questo mondo, che è ancora molto evidente nelle generazioni più anziane, non è da sottovalutare un altro fattore, ovvero quello economico.

Comprare e utilizzare prodotti biologici, come l’olio di arancio, costa circa 4 volte tanto rispetto ai più comuni prodotti chimici.

Nei prossimi articoli parleremo di un altro fattore importante, nel biologico, ovvero la prevenzione, fondamentale come concetto, per approcciarsi nel modo corretto verso questo mondo.

Nel frattempo, vi aspettiamo in cantina per farvi assaggiare i nostri vini🥂

A presto.

Azienda Pastoris

Via Sordevolo 1, Viverone, BI

Non solo l’ERBALUCE, a Viverone!

È innegabile che il “vino rosso”, prodotto a Viverone, non sia mai stato, storicamente parlando, al centro dell’attenzione della maggior parte dei viticoltori nostrani.

Molte cose però, sono cambiate, soprattutto negli ultimi anni, con la consapevolezza sempre maggiore che il re dei rossi, il Nebbiolo, ha conquistato nel mondo.

Questo vitigno, che trova solo in Piemonte e in Valtellina la sua massima espressione per via delle sue caratteristiche uniche, ha delle qualità, a parer nostro, pazzesche, che, anche sulla collina moreniche di Viverone e Roppolo, riesce a miscelare quell’essenza di tannino non troppo eccessivo, ad acidità e sapidità, abbinandoci un profumo di frutto rosso molto avvolgente.

Storicamente questo vino era (ed è) per la stragrande maggioranza presente nella DOC “Canavese Rosso”, ovvero un uvaggio di Barbera, Freisa e Nebbiolo.

Noi come Azienda Pastoris, è ormai da decenni che non produciamo più questa DOC, preferendo concentrare i nostri sforzi solamente sul Nebbiolo in purezza.

Proprio da questo ragionamento, nasce il nostro Nebbiolo LA CUCCA Pastoris.

In particolare, con l’annata 2017, che abbiamo lanciato a Maggio 2020, siamo convinti di aver raggiunto, senza voler cadere in presunzione, un equilibrio di gusto e profumo, ben lontano dal suo parente Canavese Rosso.

Lunghe macerazioni, invecchiamenti in botti di legno ed infine un bel riposo in bottiglia, sono questi i lavori che svolgiamo in cantina per esaltare al meglio il nostro Nebbiolo.

Non resta che invitarvi a degustarlo in cantina, per capire insieme a voi se siamo o no sulla buona strada per valorizzare al meglio questo incredibile vitigno.

Sarà questo il futuro?

Sembrava un problema lontano, in realtà il clima è oggettivamente cambiato.
Quest’anno a fine gennaio 20 gradi, l’anno scorso una grandinata che ha distrutto TUTTO, nel 2017 una gelata che ha fatto saltare la stagione… questi sono stati solo gli ultimi anni, non proprio felici, che ci hanno portato ad adottare un’importante riflessione.
Da quest’anno abbiamo deciso di mettere le reti anti grandine per limitare i danni della natura (o almeno si spera).
Abbiamo iniziato a coprire la metà dei nostri vitigni di Nebbiolo, Freisa ed Erbaluce, per vedere come si riesce a lavorare durante tutto l’anno. Speriamo 🤞🏻 #aziendapastoris #coltivazionibio #viverone #erbaluce #nebbiolo #altopiemonte

Biodiversità

Molte volte, ci viene posta questa domanda: “Che cosa vuol dire, per voi, coltivare in modo BIOLOGICO?!”.

Penso che la risposta più corretta sia racchiusa in una sola parola… BIODIVERSITÀ!

Questo concetto, molte volte abusato e mal compreso, se parafrasato in modo corretto, rappresenta la bellezza del terroir in cui viviamo; rende, cioè, nel suo piccolo, il nostro prodotto unico.

Aiutando le nostre vigne ad “estrarre” il meglio dal nostro terreno, riusciamo, quindi, ad ottenere dell’uva il più possibile legata all’appezzamento in cui viene coltivata.

Sovescio, uso di prodotti non invasivi contro le malattie funginee, assenza di diserbanti e prodotto simili, taglio sporadico dell’erba in campo (massimo 2 volte l’anno) ecc… sono alcune delle pratiche che adottiamo per ottenere ciò.

Ognuno ha le sue piccole variazioni, tecniche ed idee, ma una cosa è fondamentale: rispettare il suolo e la sua pedofauna!

#viverone #erbaluce #nebbiolo #pastoris