Facciamo un pó di chiarezza.
Coltivare in modo biologico, specialmente ora, nel 2020, non vuol dire rivolgersi a qualche divinità dell’antica Grecia per riuscire a portare a casa il raccolto.
In un mondo che sempre di più sta mutando (un esempio è il cambiamento climatico), un dibattito che dovrebbe essere fondamentale nell’agricoltura di questi anni è il rispetto per la natura e di tutto il suo ecosistema.
Per fortuna, “la moda” dell’uso di diserbanti sta passando e vedere “strisciate di secco” lungo campi coltivati è sempre più rado, visto che ció offre più danni (fondamentale “distruzione” del suolo) che vantaggi (non avere la fatica di dover tagliare l’erba ogni settimana).
Risulta più difficile invece, specialmente nel mondo del vino, convincere gli agricoltori che, anche con il biologico, si riescono a debellare le due più importanti malattie delle viti, ovvero oidio e peronospera, con grande efficacia anche non usando prodotti “chimici”, che debilitano fortemente la pedofauna, insetti e biodiversità in generale del campo.
Il problema si complica ulteriormente se si presentano annate come questa, cioè la 2020, oppure come la 2014.
Queste due sono esempi di campagne molto piovose, con presenza di rovesci ogni 15 giorni, dove il rischio di forte umidità e di propagazione di malattie funginee è altissima ed il rischio di cadere nella tentazione, più che altro mentale, di utilizzare prodotti chimici, è forte.
Con il biologico però, anche in queste annate così umide, si riescono a combattere in modo egregio queste malattie e noi, come molte altre aziende che percorrono questa strada, ne siamo la riprova.
Parlando del nostro caso specifico, grazie al solo utilizzo di rame e alghe, siamo riusciti ad avere, nella campagna 2020, fino ad oggi, fine luglio, quasi danno 0 dovuto a peronospera, sia nella nostra vigna di Erbaluce, che di Nebbiolo, che di Freisa.
Discorso a parte invece per l’oidio.
Quello che volgarmente viene chiamato “mal bianco” ha fatto pochissimi danni nelle due nostre vigne di Erbaluce e Freisa, colpendo invece in modo rilevante, ma non eccessivo, la nostra vigna di Nebbiolo.
Purtroppo, anche in annate storicamente meno umide, questo fantastico vitigno, è stato colpito da questa malattia, poiché ne è fortemente sensibile.
Come rimedio abbiamo utilizzato inizialmente zolfo, per poi passare nelle ultime settimane, ad un’olio essenziale di arancio che, consigliatoci da un nostro collega biologico anche lui, ci ha dato soddisfazione, bloccando il problema.
Utilizzare lo zolfo in polvere in questo periodo dell’anno, ovvero verso la fine di agosto, risulta essere rischioso, poiché ci sono grosse probabilità di ritrovarselo nel vino sotto forma di puzze. Se però il problema sussiste, come in annate di questo tipo, o si percorre la strada degli antifungini, oppure bisogna cercarne un’altra, più orientato al rispetto verso la pianta. Da qui la nostra idea di utilizzare un prodotto che non fosse troppo invadente e stressante nei confronti della vite stessa.
Perché allora, non tutti adottano questi apparentemente “semplici” sistemi di prevenzione?
La risposta più giusta è che non esiste un sistema oggettivo e giusto per lavorare in vigna. Ognuno ha il suo modus operandi e come tale può ritenere inutili l’utilizzo di tutti questi prodotti. A parer nostro, oltre ad un limite mentale di negazionismo verso questo mondo, che è ancora molto evidente nelle generazioni più anziane, non è da sottovalutare un altro fattore, ovvero quello economico.
Comprare e utilizzare prodotti biologici, come l’olio di arancio, costa circa 4 volte tanto rispetto ai più comuni prodotti chimici.
Nei prossimi articoli parleremo di un altro fattore importante, nel biologico, ovvero la prevenzione, fondamentale come concetto, per approcciarsi nel modo corretto verso questo mondo.
Nel frattempo, vi aspettiamo in cantina per farvi assaggiare i nostri vini🥂
A presto.
Azienda Pastoris
Via Sordevolo 1, Viverone, BI